Cenni storico-corografici

Il Comune di Tremezzina è stato istituito con la Legge Regionale n. 10 del 30 gennaio 2014 che prevede la fusione dei comuni di Ossuccio, Lenno, Mezzegra e Tremezzo, precedentemente, dal punto di vista amministrativo, vincolati in Unione dei Comuni.

Già nel 1928 l’entità territoriale Tremezzina era una realtà formata dalla fusione dei comuni di Lenno-Mezzegra e Tremezzo.

Le considerazioni storiche tuttavia evidenziano l’appartenenza di Ossuccio alla relatà territoriale nota con il nome di Comune di Isola mentre gli altri nuclei abitativi ricadono sotto la giurisidizione del territorio rivierasco della Tremezzina.

Anche dal punto di vista geografico il comune di Ossuccio rientra in quel tragitto di circa tre chilometri, affiancati da roccia, che dalla cascata della Camoggia arriva fino, appunto, ad Ossuccio. Questa zona è chiamata “Zoca de l’oli”, ossia “conca dell’olio” perchè le acque del lago sono generalmente lisce come l’olio ma per il clima mite e dalla salubrità dell’aria che ha permesso la coltivazione di ulivi.

Da Lenno in poi, delineato dalla punta di Balbianello, fino a Griante, si apre la zona costiera propriamente detta Tremezzina.

LA COLONIZZAZIONE ROMANA

I molti e relativamente facili passi alpini e prealpini a nord del Lario attirarono l’attenzione di Roma, sempre alla ricerca di vie di comunicazione veloci con i paesi dell’Europa Centrale, sia per conquistarli sia per mantenerne il controllo. Fu così che Roma decise di conquistare Como ed il suo territorio. Di vitale importanza si rivelò il camminamento che da Como permetteva di raggiungere rapidamente le Alpi. Dopo aver fondato la Nuova città di Como, i Romani costruirono una nuova strada più ampia e lineare, con le caratteristiche necessarie per il facile spostamento delle truppe verso i territori d’oltralpe. Essi utilizzando parzialmente il tracciato preesistente e chiamarono la nuova strada Via Regia. Occorreva, però, che il percorso fosse sicuro e per meglio controllarlo Giulio Cesare ordinò la colonizzazione dei territori che attraversava. Molte facoltose famiglie della Magna Grecia furono inviate sulle sponde del Lario dove si stabilirono fondando nuovi villaggi o, semplicemente, insediandosi in quelli già esistenti. Secondo le loro abitudini, i nuovi colonizzatori edificarono ville, templi e terme e, costatato il clima mite, introdussero la coltivazione della vite e degli ulivi. Molti sono i reperti archeologici di epoca romana, la maggior parte dei quali si trova ora al Museo Archeologico di Como. Fra questi vi sono due rocchi di colonne con capitelli corinzi, appartenuti alla villa che Plinio il Giovane possedeva a Lenno, ripescati dal lago nel 1847 . I paesi rivieraschi della Tremezzina la cui origine greco-romana traspare anche dal nome sono Colonno, Lenno e Tremezzo. Altri paesi hanno mantenuto nel toponimo la radice etimologica più antica.

LE INVASIONI BARBARICHE

La relativa facilità di valicare la Alpi, che contraddistingue il nord del territorio Comasco, e il declino della supremazia Romana attrassero verso l’Italia molti popoli d’oltralpe, ancora suddivisi in tribù, ai quali fu assegnato il nome generico di Barbari. Guidati da rozzi e sanguinari condottieri ed approfittando della decadenza della egemonia romana, essi calarono dalle Alpi in cerca di facili ricchezze. Ebbe così inizio un lunghissimo periodo di guerre e scorrerie che per molti secoli afflissero le popolazioni Lariane. I primi a conquistare il territorio furono i Goti. Essi si impossessarono delle postazioni strategiche dominati il lago di Como che controllavano le strade di comunicazione sia con le pianure a sud (verso Milano) sia con i valichi montani a est (verso Bergamo) e ad ovest (verso Bellinzona). Per meglio controllare il traffico lacuale in direzione Nord-Sud Ovest essi s’impossessarono dell’Isola Comacina. Ricostruirono la fortificazione che avevano distrutto e che difesero strenuamente quando i Bizantini, risalendo la penisola Italica nel tentativo di riconquistare i territori dell’impero Romano, l’assaltarono. Il predominio Bizantino fu breve e durò fino a quando dalle Alpi scesero i Longobardi che conquistarono una vasta area del Nord Italia, dove si stabilirono definitivamente dando il proprio nome alla regione. I Longobardi erano un popolo Germanico che deve il proprio nome alle lunghe barde, o lance, in dotazione alle proprie milizie. A differenza di altri invasori, essi seppero conquistare l’affetto e la stima della popolazione indigena che sotto la loro dominazione conobbe un periodo di relativa tranquillità e benessere. Senza dubbio, la loro conversione al Cristianesimo, che già si era diffuso nel Comasco in epoca paleo-cristiana, fu forse il motivo principale della loro accettazione e integrazione. Artefice della conversione fu l’amatissima Regina Teodolinda, alla quale sono legate molte leggende locali. Una di queste vuole che l’attuale Via Regina (la romana Via Regia), tanto quella che conduce al confine di Stato ad Oria che quella che corre da sud a nord lungo il lago di Como, fosse stata costruita per permettere il suo passaggio verso Monza e Pavia. L’amore per questa mitica regina è sopravvissuto attraverso i secoli e, ancora oggi, quasi ogni paese del Lario vanta della sua presenza, o quantomeno il suo passaggio, nel proprio territorio.

IL MEDIO EVO

La precoce Cristianizzazione dell’area Lariana rese necessaria la costruzione di luoghi adatti al nuovo culto. Come accade per ogni sovrapposizione culturale, dapprima si verificò la parziale o totale distruzione dei templi pagani, immediatamente seguita dalla ricostruzione di edifici per il nuovo culto che, di norma, venivano eretti sopra quelli preesistenti e con il riutilizzo dei materiali recuperati dalle demolizioni. Questa stratificazione, o sovrapposizione storica, è riscontrabile in molte chiese del centro e del nord lago di Como. Non solo, quando il Cristianesimo si strutturò in una organizzazione ecclesiale, si verificò anche una sovrapposizione nelle ricorrenze liturgiche, conferendo un nuovo significato religioso alle celebrazioni pagane profondamente radicate negli usi e nelle tradizioni popolari. Con il passare dei secoli, l’ormai egemone Chiesa di Roma conseguì un enorme potere sia spirituale che economico e politico. La sua influenza condizionava le scelte politiche di Re ed Imperatori di un’Europa pressoché analfabeta. La Chiesa era diventata l’unica depositaria e la custode del sapere antico e delle Sacre Scritture, libri che venivano conservati e trascritti negli “Scriptorium” dei monasteri. In terra Tremezzina il Convento dell’Acquafredda a Lenno, costruito nel 1153, ospitava un importante “Scriptorium”, l’unico della zona. Il Medio Evo fu caratterizzato dalla costruzione di nuove chiese, ma soprattutto di conventi e monasteri, alcuni dei quali erano dei veri e propri centri di potere come, per esempio, la minuscola Isola Comacina. Dopo essere stata un centro fortificato prettamente militare, nel Medio Evo l’Isola diventò un centro religioso tanto importante da diventare Pieve e da contestare, protestante “ante litteram”, le direttive di Roma. Da essa dipendevano i numerosi conventi e le chiese dei paesi sparsi nella zona centrale del lago che governava anche politicamente e militarmente. Le sorti di questi villaggi – la zona Tremezzina, da Colonno a Griante Cadenabbia – erano perciò indissolubilmente legate alle vicende della Pieve dell’Isola che, all’epoca dei Comuni, si schierò politicamente con Milano contro Como la quale, invece, si era schierata con Federico Barbarossa. Fu proprio questa sua alleanza con Milano che ne causò la rovinosa fine nel 1169, quando l’Isola fu rasa al suolo ed incendiata per non essere mai più abitata. In Tremezzina esistono numerosi edifici d’epoca Medievale, principalmente chiese e monasteri in stile Romanico per lo più concentrati nei paesi più vicini all’Isola come Ossuccio e Lenno.

LA DOMINAZIONE SPAGNOLA E L’ERA MODERNA

L’istaurarsi della dominazione Spagnola sul territorio che già appartenne al Ducato di Milano ebbe ripercussioni anche sulle sponde del lago di Como. Le condizioni di vita delle popolazioni indigene di quel periodo storico, le prevaricazioni dei vari signorotti Spagnoli, le scorrerie, distruzioni ed infine le razzie e le pestilenze provocate dai Lanzichenecchi sono state magistralmente descritte da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”. Il romanzo è ambientato sul ramo orientale del Lario, ma descrive le vicissitudini storiche che hanno caratterizzato tutto il territorio, a partire dalla pianura a nord del lago che ancora oggi è identificata con il nome di Pian di Spagna. Alla confluenza delle strade che si diramano a sud (verso Como, Lecco e Milano), ad est (verso la Valtellina) ed ad ovest (verso la Val Mesolcina, il passo San Jorio e Bellinzona), gli spagnoli fecero edificare un forte per contrastare l’avanzata delle orde di soldati di ventura che calavano dai passi Alpini. Le rovine del Forte di Fuentes, che ha dato il nome alla zona, sono ora in fase di restauro e sono visitabili con visite guidate. La Pace dei Pirenei pose fine alle ostilità che per secoli oppose la Francia alla Spagna e con la guerra di successione di Spagna ebbe fine anche la dominazione Spagnola in Lombardia. La fine delle guerre Franco- Ispaniche pose fine alle scorrerie degli eserciti mercenari responsabili di carestie e di pestilenze, superate le quali ci fu un fiorire di costruzioni e ricostruzioni di chiese, palazzi e ville per la villeggiatura che caratterizzò la Tremezzina per tutto il 1700. Gli eventi storici del 1700 – 1800 toccarono solo marginalmente, e per lo più amministrativamente, il territorio. La relativa tranquillità dei paesi rivieraschi attrasse sulle rive del Lario numerose famiglie della nobiltà o dell’alta borghesia di Lodi, Milano e Como che qui giungevano per passare la stagione estiva. A Sala Comacina Cesare Beccaria fece costruire una villa nella quale per lunghi periodi soggiornò Alessandro Manzoni. A Lenno il Cardinal Durini acquistò l’ormai fatiscente convento del Balbianello e lo adattò a villa. A Tremezzo, in località Bolvedro, in villa La Quiete di proprietà della famiglia Serbelloni, visse Giuseppe Parini che era alle dipendenze dei Serbelloni in qualità di tutore dei figli.